Patologie

Leucemia mieloide cronica

La leucemia mieloide cronica (LMC) è un tumore del sangue caratterizzato da una proliferazione incontrollata e un progressivo accumulo di cellule mature granulocitarie nel midollo osseo e nel sangue periferico.

Che cos'è

Nella maggior parte dei casi la leucemia mieloide cronica è causata da un’alterazione genetica acquisita con il cromosoma Philadelphia (Ph+) che si forma da uno scambio anomalo di materiale genetico fra due cromosomi (9 e 22). Il cromosoma Philadelphia contiene il gene di fusione tumorale BCR-ABL che produce una proteina responsabile della crescita incontrollata delle cellule tumorali.

Il termine "cronica" si riferisce alla progressione lenta della malattia che in fase iniziale può rimanere asintomatica. Si differenzia dalla leucemia mieloide acuta per la minore velocità di crescita e per la presenza nel sangue periferico di cellule mieloidi con un vario grado di maturazione (blasti, promielociti, mielociti e neutrofili).

Segni e sintomi

Nella maggioranza dei casi la malattia si presenta in forma asintomatica. La principale caratteristica della leucemia mieloide cronica è il numero elevato di globuli bianchi.

I segni e sintomi cambiano a seconda della fase della malattia:

  • cronica: la maggioranza dei casi viene diagnosticata in questa fase, dove si possono riscontrare leucocitosi (incremento dei globuli bianchi), anemia (diminuzione dei globuli rossi del sangue) o un numero elevato di piastrine. Spesso la milza si presenta ingrossata a causa dell’infiltrazione di cellule leucemiche.
  • accelerata: in questa fase possono comparire sintomi sistemici (come febbre, dolori ossei, incremento delle dimensioni della milza).
  • blastica: in questa fase il numero di cellule immature (blasti) è molto elevato e il quadro clinico è simile a quello della leucemia mieloide acuta.

Fattori di rischio e prevenzione

La leucemia mieloide cronica in fase cronica può essere suddivisa in tre categorie di rischio: basso, intermedio o alto. La categoria di rischio viene definita sulla base di alcuni fattori, tra i quali:

  • l’età;
  • le dimensioni della milza;
  • la percentuale di cellule immature (blasti) nel sangue periferico;
  • la percentuale di eosinofili e basofili;
  • il numero di piastrine.

La categoria di rischio per la fase cronica può influenzare la risposta del paziente al trattamento e la sua sopravvivenza.

Le cause che determinano la formazione del cromosoma Philadelphia non sono attualmente note. Per questo motivo l’unica prevenzione possibile consiste nell’evitare l’esposizione ad alte dosi di radiazioni.

Diagnosi

La diagnosi di leucemia mieloide cronica si effettua con un prelievo di sangue per individuare anomalie nell’emocromo (numero aumentato di globuli bianchi, calo dell’emoglobina o aumento del numero di piastrine). Un’ulteriore diagnostica fondamentale è la citogenetica (convenzionale e tramite FISH) delle cellule leucemiche, al fine di identificare il cromosoma Philadelphia (Ph+). L’analisi molecolare (RQ-PCR) su campioni di sangue o di midollo osseo permette di identificare la proteina prodotto del gene tumorale BCR-ABL. A questi esami si associa una valutazione ecografica delle dimensione della milza.

Cure e trattamenti presso il CRO

La terapia della leucemia mieloide cronica si basa principalmente sull'utilizzo di un gruppo di farmaci detti inibitori delle tirosin-chinasi. A seguito della diagnosi, il primo trattamento prevede l’uso di tre inibitori (imatinib, nilotinib e dasatinib).

Durante il percorso di cura è fondamentale una valutazione periodica del grado di risposta alla terapia che comprende la risposta clinica (risoluzione di segni e sintomi), ematologica (normalizzazione dell’emocromo e assenza di cellule immature) e soprattutto molecolare (valutazione quantitativa del trascritto).

Il trattamento della fase blastica prevede invece il ricorso alla chemioterapia (eventualmente associata a un inibitore delle tirosin-chinasi).

Nei pazienti in fase accelerata e blastica è obbligatoria una valutazione utile a effettuare un trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatore.

In Istituto è presente il Gruppo aziendale multidisciplinare oncologico (GAMO) Patologie oncoematologiche, costituito da specialisti di varie discipline che si riuniscono a cadenza regolare per stabilire indicazioni condivise sul trattamento dei pazienti oncologici.

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