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Ricerca CRO: prostata più a rischio per i fumatori

lunedì 27 luglio 2015

I fumatori che si ammalano di tumore alla prostata hanno un rischio di morte più elevato

Lo studio del CRO ha analizzato per una quindicina d’anni il decorso clinico di quasi 800 pazienti
AVIANO (PN), 14 luglio 2015 – I fumatori che si ammalano di tumore della prostata hanno un rischio di morte più elevato rispetto a chi, colpito da identica neoplasia, non ha mai toccato una sigaretta: è il principale messaggio contenuto nello studio dell’Unità di Epidemiologia e Biostatistica dell’Istituto Nazionale Tumori CRO di Aviano, portato a termine in collaborazione con i registri tumori del Friuli Venezia Giulia e del Veneto.
Lo studio ha analizzato, per oltre 15 anni, il decorso clinico di quasi 800 pazienti con tumore della prostata residenti nelle due regioni; oltre alle informazioni sulle caratteristiche della malattia, quali lo stadio clinico, i pazienti sono stati intervistati al momento della diagnosi per raccogliere informazioni sugli stili di vita.
I ricercatori che hanno condotto la ricerca – la responsabile Antonella Zucchetto e Jerry Polesel, entrambi statistici-epidemiologi del CRO – hanno anche messo in evidenza l’incremento del rischio di morte in rapporto al numero di sigarette fumate e alla durata dell’abitudine al fumo. Smettere di fumare è, quindi, di grande beneficio anche per gli uomini ammalati di tumore prostatico.
«Infatti la ricerca – precisa Zucchetto – mette in luce che gli effetti negativi del fumo incidono negativamente sulla prognosi degli uomini con tumore prostatico a prescindere dalle caratteristiche della malattia e che tali effetti sono particolarmente evidenti sul rischio di morte per causa del tumore stesso. Quindi, non solo per le malattie notoriamente associate al fumo».
«I pazienti con tumore della prostata prima dei 75 anni – aggiunge Polesel – godono generalmente di un’ottima aspettativa di vita, circa due terzi sono vivi dopo 15 anni dalla diagnosi, ed è proprio per questo che è importante che i fumatori smettano di fumare».
Secondo Diego Serraino, responsabile dell’Unità di Epidemiologia e Biostatistica del CRO, «i risultati sono di particolare rilevanza considerato che nel 2015 in Italia oltre 36 mila uomini hanno una diagnosi di tumore della prostata e coloro i quali vivono dopo tale esperienza sono circa 400 mila, l’1,4% dell’intera popolazione maschile.
Oggi il tumore della prostata è la prima malattia neoplastica nella popolazione maschile e costituisce la terza causa di morte per tumore. L'individuazione di fattori modificabili che possano migliorare la prognosi di questi pazienti, come appunto il fumo di tabacco, è quindi di prioritaria importanza». Gli esiti della ricerca, finanziata da AIRC e dai fondi del 5x1000 del CRO, pongono ancora una volta l’accento sull’importanza di smettere di fumare, anche in età avanzata o dopo una diagnosi di tumore.

Ufficio Stampa
IRCCS CRO AVIANO
Massimo Boni
news@cro.it