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L'importanza della ricerca per un IRCCS

mercoledì 10 aprile 2024

I risultati della giornata dedicata al futuro della ricerca dell'Istituto

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Il valore dei ricercatori sanitari nell’esperienza dell’Istituto, la sinergia multidisciplinare fra tutti i dipartimenti, il potenziamento informatico e bioinformatico per valutare i risultati a lungo termine delle nuove strategie oncologiche, attrarre e trattenere negli IRCCS i giovani ricercatori più meritevoli, consolidare la ricerca biomolecolare ed epidemiologica oltre alla sperimentazione clinica.

È quanto emerge dall’evento “Il CRO guarda al futuro: l’importanza dei ricercatori sanitari”, organizzato d’intesa con la Direzione generale della Ricerca e dell’innovazione del Ministero della Salute, che si è tenuto ieri nella Sala Convegni dell’Istituto.

Durante la prima parte del programma, dedicato agli interventi istituzionali, Maria Novella Luciani (Direttore Ufficio 2 Riconoscimento e Conferma IRCCS, Direzione generale della ricerca e dell’innovazione in sanità del Ministero della Salute) ha parlato della stabilizzazione dei 42 professionisti della ricerca avvenuta a inizio aprile – di cui 25 ricercatori sanitari e 17 collaboratori alla ricerca – e del riconoscimento del valore delle loro competenze. A questi si aggiungono 28 ricercatori e collaboratori il cui percorso di stabilizzazione è ora in corso al CRO, ai quali se ne aggiungeranno altri nei prossimi due anni. La missione di un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) consiste nel portare assistenza e ricerca con l’obiettivo di creare professionalità sanitarie con una forte vocazione scientifica. Le risorse ministeriali messe a disposizione dal Ministero della Salute a favore delle figure del ricercatore e del collaboratore a supporto della ricerca sanitaria rappresentano un investimento reale, e non una mera spesa, per la ricerca. Riccardo Riccardi (Assessore alla Salute della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia) ha ribadito l’alta qualità del CRO come IRCCS e l’importanza del rapporto con il Ministero della Salute.

Nella seconda parte, dedicata alla ricerca traslazionale, Silvia Franceschi (Direttore scientifico del CRO) ha offerto una panoramica aggiornata sull’Istituto nel 2021-2023. “Con 760 dipendenti e circa 150 giovani ricercatori borsisti o dottorandi ogni anno, il CRO mostra in tutti i ruoli un’eguaglianza e, per lo più, una predominanza del sesso femminile. Con circa 250 pubblicazioni all’anno nel triennio, di cui una parte conspicua su studi multicentrici e multinazionali e circa 15 milioni di fondi per la ricerca all’anno, il CRO si pone come un attore importante nell’oncologia regionale e nazionale” ha detto il Direttore scientifico. “Le nostre priorità comprendono l’aumentare le sinergie tra i dipartimenti del CRO, il potenziare la sperimentazione clinica e valutare i risultati a lungo termine delle nuove strategie oncologiche diagnostiche e terapeutiche nel Sistema Sanitario Nazionale e regionale. Per tutto ciò è fondamentale ottenere il massimo dal nuovo Comparto di ricerca per poter utilizzare tempestivamente i fondi molto consistenti che i nostri ricercatori sono capaci di attirare”.

Gli interventi di Elisabetta Fratta (ricercatrice dell’Immunopatologia e biomarcatori oncologici) e di Giulia Mollica (Ufficio Grant della Direzione scientifica) hanno presentato il punto di vista del ricercatore sanitario e del collaboratore alla ricerca sanitaria: due figure che, nonostante i diversi background, richiedono alta professionalità e capacità di lavorare in sinergia collaborando con team multidisciplinari per gestire il complesso ciclo della ricerca, come dimostrano diverse esperienze importanti di formazione e valorizzazione già in atto nei Paesi del Nord Europa e negli Stati Uniti.

Le relazioni conclusive di Fabio Puglisi (Direttore del Dipartimento di Oncologia medica del CRO) e di Gianpiero Fasola (Direttore del Dipartimento di Oncologia di Udine ASU FC) si sono concentrate sull’influenza favorevole della ricerca oncologica e dei clinical trial sui pazienti oncologici. Puglisi ha illustrato le collaborazioni tra oncologici medici, chirurghi e radioterapisti al CRO mentre Fasola ha sottolineato la sfida costante per conciliare l’enorme espansione dell’oncologia con i valori fondanti e la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale.